Costituzione genetica dello Statuto Albertino
DOI :
https://doi.org/10.17561/rej.n23.7993Mots-clés :
Responsabilità politica, irresponsabilità regia, ministri parlamentari, identità genetica delle Costituzioni, ordinamento parlamentare, denominatore costituzionale comuneRésumé
Il disegno costituzionale albertino cristallizza formalmente, come le altre Carte Costituzionali europee, l’organo “complesso”, costituito dal re e dal parlamento, nel quale l’influenza di un potere sulla funzione dell’altro era esercitabile solo ex post, ma recepiva anche il controllo preventivo delle Camere e il conseguente rapporto di fiducia tra le Camere e il Governo. In questo impianto costituzionale il re assume un nuovo ruolo, la controfirma ministeriale vale ad esonerare il Re, Capo di Stato, dalla responsabilità dei suoi atti ma non lo spossessa di ogni potere effettivo: rimane titolare di un’autonoma competenza distinta da quella governativa. Anche lo Statuto Albertino non si sottrae al percorso logico determinato dall’identità genetica che collega tra loro le Costituzioni e le esperienze costituzionali europee. Stabilendo che i ministri possano essere parlamentari, pone la prima condizione del sistema parlamentare. La Camera elettiva rivendicherà il diritto di iniziativa e di poter modificare le leggi. La costituzione genetica dimostra che tutte le Costituzioni, indipendentemente dalla loro legittimazione politica sottesa, hanno partecipato allo sviluppo ed affermazione di un assetto costituzionale conforme ai principi dell’ordinamento parlamentare. Possiamo quindi parlare di un denominatore costituzionale comune che imprime un’impronta parlamentare a tutte le Costituzioni e che le lega tra loro.
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